Il sistema sanitario del Giappone è l'apparato che eroga i servizi di cura e assistenza sanitaria per la popolazione civile del Giappone. Tali servizi sono molto ampi e includono gli esami diagnostici, l'assistenza prenatale e il controllo delle malattie infettive, con il paziente che si accolla il 30% dei costi, mentre lo Stato paga il restante 70%. Il pagamento dei servizi medici personali è offerto da un sistema di assicurazione per l'assistenza sanitaria universale che fornisce una relativa parità di accesso, con le tariffe fissate da una commissione statale. Tutti i residenti del Giappone sono obbligati per legge ad avere una copertura assicurativa sanitaria. Le persone senza l'assicurazione del datore di lavoro possono partecipare a un programma nazionale di assicurazione sanitaria, gestita dalle amministrazioni locali. I pazienti sono liberi di scegliere i medici o le strutture che preferiscono e non può essere negata loro la copertura. Gli ospedali, per legge, devono essere amministrati come organizzazioni senza scopo di lucro ed essere gestiti da medici. Le persone giuridiche a scopo di lucro non sono autorizzate a possedere o gestire ospedali. Le cliniche devono essere possedute e gestite da medici.
Da alcuni anni è in corso una profonda riforma del sistema sanitario giapponese a opera del primo ministro Shinzō Abe,[1] nell'ambito della sua politica di riforma economica ribattezzata popolarmente Abenomics. Su questi temi, Abe si è espresso ufficialmente anche in una conferenza internazionale sull'argomento, svoltasi a Tokyo nel dicembre 2015.[2] Le tariffe mediche sono rigidamente regolate dallo Stato per mantenerle accessibili. Secondo il reddito familiare e l'età degli assicurati, i pazienti devono accollarsi il pagamento del 10%, 20% o 30% delle tariffe mediche, con lo Stato che paga la quota rimanente.[3] Inoltre, per ogni famiglia sono fissate soglie mensili, di nuovo in base al reddito e all'età, e le tariffe mediche che superano la soglia non vengono addebitate o vengono rimborsate dallo Stato. I pazienti non assicurati devono accollarsi il 100% delle loro spese mediche, ma le tariffe non sono addebitate per le famiglie a basso reddito che ricevono un sussidio statale. Le tariffe non sono addebitate neanche ai senzatetto trasportati in ospedale in ambulanza.